Luoghi comuni e comunità

Luoghi comuni e comunità di Giandomenico Montinari
Luoghi comuni e comunità

 

Titolo:
Luoghi comuni e comunità

Autore:
Giandomenico Montinari

Edizione:
Cortocircuito – Broni (PV) 2011

“Luoghi comuni” e “pregiudizi” sono espressioni eufemistiche per indicare una serie di compromessi, messi in atto da chi convive professionalmente con la malattia mentale, nel tentativo di risparmiarsi la necessità di contestare quotidianamente stili comportamentali e modalità di pensiero altamente patologici e spesso poco modificabili. Si tratta di posizioni comprensibilmente difensive, ma gravide della stessa patologia inespressa, che dovrebbero tenere lontana e che invece assorbono sempre di più col passare del tempo. Sono bombe a orologeria pronte ad esplodere nei momenti e nei modi più imprevedibili e comunque destinate a tradursi in strategie cliniche e gestionali fallimentari. Ne vengono esaminati una cinquantina, scelti tra quelli che, data la frequenza con cui vengono messi in atto, hanno finito per essere talmente condivisi e radicati, da diventare addirittura dei criteri operativi, anzi, presi nel loro insieme, un vero e proprio metodo…
Ciascuno viene spiegato nelle sue modalità di formazione e nelle conseguenze che di solito comporta, a breve e a lungo termine, con una serie di suggerimenti preventivi tratti dall’esperienza quarantennale e dalla riflessione metodologica dell’Autore, uno dei pionieri delle Comunità Terapeutiche italiane.
Questo libro si confronta dunque, impietosamente, col più grave e irrisolto problema della riabilitazione psichiatrica: come convivere e collaborare a fondo, per mesi, anni, decenni, con persone, che a causa della loro malattia, hanno gravi difficoltà a instaurare relazioni adeguate e a entrare in un mondo di valori e di significati condivisi. Nonostante la professionalità e l’esperienza, la grande maggioranza degli operatori psichiatrici di ogni livello non sopporta una comunicazione assente, fluttuante o virtuale e non riesce a non attribuire carattere comunicativo e relazionale a manifestazioni che non vogliono né possono significare niente altro che il puro e semplice fallimento di qualunque forma di reciprocità. Il problema è che, di fronte a modalità di pensiero distorte e inattendibili e a comportamenti privi di finalità, non condivisibili e disturbanti, l’esistenza di significati e di intenzioni comunicative, come pure la capacità di consenso e di progettualità vengono semplicemente presunte, dando corpo a dei “compromessi” (i “luoghi comuni” di cui sopra), che invece di evidenziare, giustificano e confermano l’anomalia, la bizzarria, l’intrinseca distruttività di molte posizioni patologiche.
Per confrontarsi in maniera professionale e non ingenua con la malattia mentale bisogna prima di tutto sviluppare la capacità di riconoscerla in tutte le sue forme e implicazioni e di non negarla.
Le successive strategie di contenimento, diverse da una circostanza all’altra e tali da dover essere inventate ogni volta, verranno di conseguenza.

 

Indice del libro

INDICE

 

1.Il lavoro di comunità è una sinecura o poco più di una semplice badanza”
(pdf 127 KB 1-sinecura-o-badanza)

2.“I problemi clinici sono quelli che si vedono. Non esiste la “psicosi occulta”
(pdf 152 KB 2-psicosi-occulta)

3.4.5. “Il consenso e la collaborazione del paziente sono il punto di partenza del lavoro”.“Bisogna assecondare le richieste e le indicazioni del paziente”.“Il paziente non deve avere limitazioni e costrizioni, né restrizioni spaziali o riduzioni della sua decisionalità” (pdf 205 KB 3-4-5-consenso)

6.“La comunicazione col paziente psichiatrico è la base della terapia” (6-comunicazione)

7. “I pazienti di comunità sono disabili e richiedono soprattutto assistenza” (pdf 115 KB 7-disabili)

8.“La protezione del paziente deve consistere in ampia tolleranza, maternage e rapporti carichi di affettività, senza veri confronti adulti con la realtà

9. “Le attività riabilitative sono solo lo sfondo delle “vere” terapie, che sono quelle a carattere farmacologico e psicoterapeutico

10-11.“La riunione di équipe ha funzioni decisionali”.“Il lavoro di équipe ha lo scopo di gestire emergenze e difficoltà

12.“In comunità ciascuno deve operare nell’ambito della sua professionalità e del suo mansionario

13-14 “Chi si ritiene indispensabile… è realmente indispensabile”.“La sensazione di impotenza che talvolta si prova è obiettiva

15. “Gli operatori di base sono solo “assistenti” dei “veri” terapeuti, che sono altri

16-17. “I famigliari degli ospiti vanno tenuti il più possibile lontani dalla comunità”.“I famigliari degli ospiti devono poter vedere il paziente tutte le volte che lo desiderano”

18-19. “Il non-far-niente dei pazienti è inerzia, passività, “cronicità”. Il non-far-niente degli operatori è inerzia, indifferenza e scarsa professionalità

20. “Una comunità, per funzionare bene, deve essere piccola”

21-22. “I pazienti di livello intellettivo medio o superiore non hanno bisogno di lavoro cognitivo”. “I pazienti psichiatrici hanno bisogno soprattutto di una profonda riabilitazione cognitiva

23-24 “Il contenimento/contenzione guasta i rapporti con i pazienti acuti e li rende irreparabili”. “Il rapporto“uno a uno”, per pazienti acuti, è più contenitivo e più terapeutico rispetto al gruppo

25. “La “continuità terapeutica” (“lavoro di rete”) o l’unicità della conduzione del caso (senza snodi e senza effettivi passaggi di mano con altri colleghi e con altre strutture) è da perseguire come priorità

26. La “guarigione” della schizofrenia è impossibile

27. “Il miglioramento in comunità è un segnale di dimissibilità del paziente

28. Uno è meglio di due

29-30-31-32-33.“L’Arteterapia e le terapie su base espressivo-artistica servono per aggirare le difficoltà di verbalizzazione dei pazienti”. L’atelier di pittura ha soprattutto una funzione di intrattenimento oppure finalità pratiche o decorative”. “L’Arteterapia serve a fornire materiale iconico sull’inconscio del paziente e l’arteterapeuta deve essere un osservatore neutrale simile allo psicoanalista”.  “Il paziente deve soprattutto scoprire le sue doti artistiche, innate e inconsapevoli, e non deve imparare nuove tecniche o nuovi linguaggi”.  “Per un paziente artista l’arte è la forma terapeutica di elezione”.

34. “Le terapie a mediazione corporea, con i pazienti di comunità, vanno evitate”

35.“La Terapia Psicomotoria (psicomotricità) è una ginnastica dolce con funzioni distensive e rilassanti”

36. “La stimolazione di un paziente psichiatrico consiste nell’attivarlo e fargli comunque fare delle cose”

37-38. “Il lavoro psicoterapeutico in comunità è fondamentale”. “Il lavoro psicoterapeutico non serve praticamente a niente”

39-40. “Gli psicologi, quando ci sono, non devono avere ruoli operativi nel gruppo”.“Gli psicologi devono essere intercambiabili con gli altri operatori

41-42. “Il principale problema degli ospiti di una struttura per insufficienti mentali è… l’insufficienza mentale”. “Gli ospiti di una struttura per insufficienti mentali non hanno bisogno di trattamento psico-socioterapeutico

43-44. Non è possibile l’obiettivazione di ciò che si fa in comunità”.“E’ possibile l’obiettivazione di ciò che si fa in comunità”

45-46-47. “In comunità il lavoro dello psichiatra, in quanto tale, è fondamentale”. “La diagnosi è importante ai fini di un buon percorso comunitario”. “Il responsabile della struttura deve coinvolgersi in prima persona nel rapporto con i pazienti”

48. “Per i pazienti psichiatrici è utile il c.d. operatore di riferimento o, meglio, una mini-équipe personale per ciascuno.

49-50. “In una comunità non c’è bisogno di supervisione di tipo psicodinamico”.“La formazione e la supervisione debbono avere caratteristiche psicoterapeutiche”

 

 

 

 

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APPENDICE

 

A. Psicosi occulta e psicosi indotta

B. Il “Metodo Survey”

C. La dimensione spaziale in Psichiatria

D. Il modello teorico della terapia comunitaria

E. Il ruolo dello psicologo nella terapia comunitaria

F. Perché il corpo?