Titolo:
A letto con l’evoluzione
Le peripezie antropologiche della sessualit�
Autore:
Giandomenico Montinari
I Edizione:
Cortocircuito – Broni (PV) 2011
II Edizione
Le Mani – Recco 2012
Questo libro voleva essere una ricerca sulle cause della generale infelicità sessuale, ma si è progressivamente trasformato in un’indagine dai risvolti degni di un giallo. Una riflessione appena appena più approfondita sul nostro modo di intendere la sessualità, non tarda ad imbattersi in una nutrita serie di incongruenze, di posizioni non chiare, di ambiguità (mascherate da luoghi comuni irrazionali, da principi “morali”, da battute stereotipate), che alla fine fanno sospettare dell’esistenza di diversi “misteri”, se non di veri e propri “falsi” storico-antropologici, meritevoli di un’indagine meno frettolosa e un po’ più seria di quanto non si faccia di solito.
E’ anche vero però che, una volta scoperchiata la botola di una banalizzazione difensiva e di un conformismo un po’ ingenuo, ci si trova di fronte ad un ginepraio talmente inestricabile, da far ritenere giustificata la reticenza generale ad addentrarsi in queste tematiche e comprensibile la decisione di dare per acquisite certe conclusioni tradizionali.
Conclusioni che però di acquisito e di scontato non hanno proprio niente.
Qualche esempio?
Perché uomini e donne pur cercandosi e attraendosi con tanta forza, non riescono a stare assieme, senza infliggersi reciprocamente pesanti limitazioni e spesso anche gravi danni?
E’ proprio necessario, per la convivenza civile, che la sessualità venga – ufficialmente – repressa in maniera così rigida, così arcigna, così intransigente, tale da scontentare praticamente tutti? Perché in tante civiltà, tra cui la nostra, sesso e religione sono state e sono così in contrasto?
Qual è il modo “secondo natura” di gestire la sessualità? Quello della mantide religiosa, la cui femmina mangia il maschio dopo ogni rapporto? O quello del tonchio maculato, un coleottero il cui maschio, dopo la penetrazione, danneggia irreparabilmente l’apparato genitale della femmina? O quello dei bonobo, che si accoppiano più volte al giorno con tutti, prescindendo da qualunque preoccupazione di genere, di età, di parentela?
E il modo “secondo cultura”, quello più razionale o più evoluto, qual è? Non fare mai sesso, perseguendo di fatto il modello dell’alveare? Farlo una volta sola per ogni figlio? Farlo continuamente con un unico individuo convivente, senza selezione e senza rischi, violando così una serie di tabù e di imprinting ancestrali? Oppure farlo sempre e con tutti, ma in modo “simbolico”, mediato dalla cultura?
Tra parentesi, non sappiamo niente dei comportamenti sessuali dei nostri antenati di due o tre milioni di anni fa: erano più vicini a quelli delle scimmie o ai nostri attuali? Nessuno può rispondere, ma l’unica cosa certa è che in quell’epoca è stata radicalmente riplasmata la conformazione corporea dell’uomo e della donna, fino a farla diventare quella che conosciamo…
Insomma è veramente difficile decrittare la “logica” che sottende le innumerevoli forme della sessualità, realtà lontane, diverse, contrastanti, ma tuttora presenti ed attive, contemporaneamente, nel nostro patrimonio genetico-culturale e capaci di influenzare in maniera divergente i nostri comportamenti.
Andando ancora più in profondità, emergono sempre nuovi interrogativi, che ci inducono a chiederci se siamo proprio sicuri di aver capito bene qual è il senso ultimo della sessualità, le cui forme primordiali si intrecciano intimamente con le vicende della Vita e dell’Evoluzione (da cui il titolo del libro).
Spostare sempre più indietro nel tempo l’analisi di questi problemi è un po’ come esplorare i confini dell’Universo: i dati obiettivi vengono meno, diventano deboli e contraddittori e si muovono in un ambiente mentale talmente rarefatto da rendere necessaria la concezione di alcune teorie inedite, che lavorino, come nell’Astrofisica più avanzata, direttamente sulle nostre categorie mentali…
E’ quello che ho fatto io in questo libro, abbozzando diverse ipotesi, forse azzardate o discutibili, ma non più di tutte le altre vigenti e, a mio avviso, in soddisfacente armonia con i dati. Dirò solo la conclusione della mia ricerca: la distanza e la diversità tra maschio e femmina sono radicatissime e molto più ampie di quanto non si voglia credere. Sono anzi strutturali e costituiscono da sempre la principale molla dell’Evoluzione, essendo la loro conciliazione pensabile solo come evento, per così dire, escatologico, da spostare in un futuro remoto.
Nel frattempo, dovendo cercare di gestire in qualche modo la nostra sessualità, non possiamo non tenere conto dell’esistenza di asimmetrie grossolane e ineliminabili, fonte inesauribile di malintesi tra uomini e donne, che sono tra le cause principali della generale e diffusa infelicità sessuale…
Tali discrepanze, insieme a tutte le altre determinanti, “naturali” e “culturali”, createsi nel tempo e sottostanti ai nostri bisogni e comportamenti, possono e devono essere riconosciute in maniera più matura e consapevole di quanto non si voglia fare, e affrontate senza ricorrere a difese e a paraventi intrisi di irrazionalità.