presentazione




Questo blog si rivolge a tutti quegli operatori del mondo della Salute Mentale e della Disabilità (psichiatri, psicologi, riabilitatori, educatori, infermieri, psicomotricisti, terapisti espressivi…), che, almeno una volta nella loro vita professionale, hanno avuto il dubbio che nel nostro comune modo di operare ci sia qualcosa di sbagliato.

Non di inadeguato o di tecnicamente insufficiente, ma proprio di radicalmente sbagliato, cioè di totalmente inidoneo a cogliere e, ancor meno, a cambiare la realtà dei pazienti psichiatrici.

Praticamente tutti gli operatori hanno quotidianamente vissuti di impotenza, di frustrazione, di rabbia, sono perennemente alle prese con acting out, aggressioni, fughe, muri di incomprensione da parte di colleghi e pazienti, che rendono la loro vita professionale più difficile di quella delle altre persone.

Ben pochi, però, si interrogano sulle cause reali di tutto ciò.

Si rassegnano, attribuiscono le colpe all’eccessiva gravità dei quadri clinici, ai problemi di bilancio, alle carenze di personale e di ambienti, alla scarsa formazione degli operatori, alla demotivazione incoercibile dei colleghi, ecc. ecc. e alla fine si lasciano andare alla demotivazione e all’esaurimento professionale, se non a vere forme di depressione.

Questo blog invita tutti a immaginare che sia … vero quello che talvolta hanno osato pensare, e cioè che i consueti programmi di terapia psichiatrica, sistematicamente, non tengono conto di alcune variabili fondamentali del modo di essere dei pazienti e sono quindi troppo spesso sterili.

Mi rendo conto, dicendo questo, di non creare le premesse per diventare popolare, perché il discorso implica per ciascuno il rischio di scoprire di aver fatto, nel suo lavoro, quasi sempre le cose sbagliate.

Adesso sento già il vespaio di proteste nei frequentatori del blog.

“Ma questo cosa vuole?”; “ci vuole insegnare il nostro mestiere”; “chi si crede di essere?” ecc. ecc.

Va bene, va bene, capisco il malumore… capisco tutto.

Ma capisco soprattutto che le mie provocazioni sono sempre meglio che continuare a languire in una palude di frustrazione e di demotivazione crescenti, impiegando malamente, anzi pervertendo quel patrimonio di energie e di motivazione che a suo tempo aveva indotto ciascuno di noi a intraprendere questo lavoro.

Cercherò, comunque, di dimostrare quello che ho detto: le metodiche impiegate in Psichiatria sono sbagliate, anche se tutti fanno finta di pensare che siano giuste, come i sudditi nella favola del re nudo. 

In che senso?

Anzitutto è sbagliata la premessa di fondo, quella che la malattia mentale sia inguaribile.

La malattia mentale, invece, può e deve “guarire”, non proprio sempre, ma quasi sempre. Solo deve essere trattata adeguatamente.

“Guarire” da un punto di vista psicodinamico e sociale, s’intende. Per immaginare la guarigione biologica forse è ancora un po’ presto, ma, in un prossimo futuro, chissà! non mettiamo limiti alla Provvidenza!

Già adesso, però, è possibile trasformare un individuo angosciato, confuso, drammaticamente incompreso anche dalle persone più vicine, costretto all’isolamento e alla bizzarria per poter avere degli scampoli di spazio vitale, in un membro vivo dell’Umano Consorzio, capace di sentimenti, di opinioni, di rapporti gratificanti, consapevole dei suoi gravi problemi, ma disposto a confrontarsi con gli altri, a farsi aiutare.

Questo è quello che io chiamo “guarigione”. Ed è possibile, se si hanno gli strumenti per favorirlo col nostro operato.

Non  che sia, di per sé, un compito particolarmente difficile. Solo si scontra con una serie infinita di principi discutibili, di luoghi comuni, di tabù, di consuetudini che formano, nell’insieme, un groviglio inestricabile, che, ahimè, non solo induce, ma costringe a lavorare male e, quel che più conta, a lavorare in maniera sterile, perché dalla suddetta premessa discendono una serie altrettanto infinita di comportamenti e di atteggiamenti interiori degli operatori, che vengono percepiti dal paziente schizofrenico e non sono tali da aiutarlo nel suo percorso.      

In questo blog, introdurrò ad ogni puntata uno di questi che io considero “errori” e mi aspetto che i colleghi dicano la loro, per confermare o contestare quanto dico.

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